Donne di talento
Ci sono sguardi antichi che vengono da lontano.
Ti colpiscono per la loro calma e autenticità.
Mi sono sempre chiesta come possano cogliere l’essenza di un’anima sin dai primi attimi.
Come uno scatto fotografico, che va oltre l’istante rubato al tempo e ne coglie l’essenza.
Quando ho conosciuto Tullia Bruni Zani, ho compreso da subito che ogni scatto fotografico sarebbe stato diverso, unico, magico.
Forse per come mi ha guardata, andando oltre, con quegli occhi azzurro mare e quel sorriso disarmante.
Tullia quando è avvenuta la tua prima grande rinascita?
Mi guarda, il sorriso si spegne negli occhi, ma non sulle labbra.
La mia prima rinascita è avvenuta dopo la morte dei miei genitori a distanza di un anno e mezzo l’uno dall’altra.
Sai Cristina, quando si vivono distacchi così forti, qualche cosa dentro di noi si spezza per sempre.
Da lì non ho più programmato la mia vita, vita che poi ho vissuto in ogni istante assaporandolo come se fosse stato l’ultimo.
Parlami dei tuoi genitori
Mia mamma era la dolcezza infinita, una vita dedicata al marito e ai figli.
Una notte, giovanissima, aveva 64 anni, ci ha dato la buona notte e non si è più svegliata.
Mio padre, uomo forte, dinamico, un imprenditore, ha appreso di aver un brutto male lo stesso giorno del funerale di mia madre.
Dopo poco più di un anno se ne è andato anche lui.
Si ferma, la mente sosta nei ricordi sino ad aggrapparsi ad alcuni più indelebili di altri e così affiorano corse su rotaie, fughe in canoa concluse in acqua.
Mio padre, continua, era un temerario, sprezzante del pericolo, affamato di avventure che faceva vivere anche a me, a quella figlia che non sapeva mai dirgli di no.
Quella figlia che lo amava e ammirava più di ogni altra cosa.
Ma tu che Donna sei?
Sicuramente una donna mentale, dalla forte personalità, addolcita dalla vita.
Dentro di me c’è terra e acqua che si amalgamano tra loro, rendendomi una donna completa, decisa, e allo stesso tempo sempre in discussione con se stessa.
E la tua seconda rinascita ?
E’ stata più recente, quando i miei figli sono usciti di casa e ho dovuto accettare quel distacco così compreso dalla mente, eppure così doloroso per il cuore.
E allora sai cosa ho fatto? mi sono riempita gli spazi della mia me cercandomi con coraggio e sprezzante del pericolo.
E’ tutta la vita che mi cerco Cristina e finalmente mi sono trovata.
La guardo e improvvisamente mi sembra di vedere suo padre alle sue spalle che sorride, orgoglioso che in lei riviva la sua audacia, la sua temerarietà.
Parlami del tuo talento della passione per la fotografia
In realtà mi risponde, è nata alcuni anni fà grazie a mio figlio minore con il quale avevo deciso di seguire un corso di fotografia.
Poi lui ha smesso mentre io ho continuato a seguirne integrando con corsi di paesaggistica, di street e ritratti.
Cosa cerchi nei tuoi scatti?
Il bello, il bello che c’è in ognuno di noi.
Unico, autentico, profondo.
Io entro in empatia con un volto o un paesaggio e lui grato, si lascia cogliere.
La guardo, ripenso agli scatti che mi ha fatto, da poco conclusi, e non ancora visti.
Scatti avvenuti senza comandi, senza vincoli, nel pieno rispetto della mia me.
Quasi volesse aspettarmi, cercarmi , senza fretta, ma senza mollare mai, senza distogliere lo sguardo da quella donna osservata oltre.
Parlami della tua professione Tullia.
Mi considero da sempre un’insegnate di frontiera.
Insegno da 33 anni Inglese alle medie, ma in realtà vengo considerata più di una professoressa.
I ragazzi , anche di nazionalità e culture diverse, mi cercano, si confidano, mi chiedono aiuto e in me trovano accoglienza, sicurezza, mancanza di giudizio, porte sempre aperte.
La cosa strana è che mi capita anche con gli adulti.
Cosa li attira secondo te?
Sicuramente la mia sensibilità, ma anche il mio grande rispetto per loro e la loro libertà di espressione che nasce in me dal profondo rispetto che ho della mia.
Ognuno deve essere lo scopo di se stesso, nessuno escluso.
La tua Donna che fotografi com’è?
Dinamica, unica, con un’emozione da rivelare.
Lo scatto in sé Cristina è già emozione.
A volte lo sbaglio, ma l’errore avviene non per mancanza di tecnica, ma per l’impeto e l’emozione che provo nel voler catturare ciò che i mie occhi colgono ancor prima che la mente riceva il comando dello scatto.
E’ questo che a volte faccio fatica a controllare.
Se uno scatto fosse un colore cosa sarebbe?
Sicuramente un colore caldo, l’azzurro, il mio colore preferito.
E se fosse un animale?
La risposta arriva altrettanto veloce.
Sicuramente una farfalla che rappresenta la libertà, ma anche la caducità dell’attimo, dell’istante.
La guardo, per tutto il tempo mi ha sempre donato un viso disteso, solare.
Mi ha fatto sentire accolta, anche quando in punta di piedi sono entrata scavando nel suo passato e nei suoi ricordi dolorosi e allora grata mi viene voglia di farle un regalo.
Tullia ti offro una bacchetta magica fanne buon uso
Sorride, in realtà non ha mai smesso.
Gli occhi color del mare iniziano a scattare fotografie e le sue parole, fluenti, mi conducono in un mondo di pace dove regna la felicità.
Dove non c’è rabbia o odio ma solo distese di azzurro.
Sembra un mare calmo increspato da alcune onde, ma poi lo osservo meglio.
In realtà è una distesa di fiordalisi, simbolo di dolcezza.
Si dice che donare fiordalisi esprima amicizia sincera e allora grata, attendo pazientemente che arrivi la primavera.
CC
Photo Tullia Bruni Zani